Wonji significa "verde", e tale appare vista dalle montagne che la circondano. Il colore è dovuto alle estese coltivazioni di canna da zucchero (Wonji Sugar) che danno lavoro a molti dei 18.000 abitanti (specialmente alla tribù Kambatta) come i due zuccherifici che affiancano l'attività agricola. La zona è attraversata dal fiume Awash la cui acqua, per quanto abbondante, non può essere bevuta per colpa dell'inquinamento (come accade a Meki). In questo caso, però, l'agente inquinante è il fluoro, responsabile di "consumare" denti e ossa a coloro che nel passato hanno bevuto quest'acqua o che ancora ne bevono. Il problema dell'acqua fu affrontato da Padre Tarcisio Rossi nel 1980, anno in cui divenne parroco a Wonji, attraverso la costruzione di un primo impianto di distribuzione dell'acqua. Si scavò un pozzo non distante dal fiume e, anche grazie ad un serbatoio da 50.000 litri, cominciò la distribuzione dell'acqua in diverse zone dell'abitato. Nel 1992 con l'arrivo di Padre Giuseppe Giovanetti viene scavato un altro pozzo e raddoppiata la capacità del serbatoio; la popolazione era aumentata notevolmente in 10 anni. Oggi Padre Giovanetti è di nuovo a Wonji dove si occupa del progetto: notte e giorno due pompe spingono l'acqua nei due serbatoi da 100.000 litri mentre una rete di oltre 12 km di tubi la porta in 18 punti di distribuzione pubblica e ad altre strutture private (scuole, bar, banca, moschea, chiese ortodosse e protestanti).

Wonji ospita pure il dispensario che, oltre a curare la gente che accorre alla missione, svolge varie attività nelle zone rurali e di montagna, come sensibilizzazione igienica, vaccinazioni...etc.

Parte delle informazioni su Wonji sono state tratte da: "Missioni Consolata" di Settembre 2003, autore B.Bellesi. Per approfondimenti clicca qui.